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La magia della vendemmia

La vendemmia rappresenta uno dei momenti più importanti nella produzione del vino, un processo che unisce tradizione e conoscenze tecniche per garantire il massimo della qualità e i migliori risultati dopo tanto lavoro e fatica nel vigneto. La raccolta delle uve è davvero una fase cruciale, che influisce direttamente sul risultato finale del vino, sia esso rosso, bianco o rosato.

Ma quali sono le varie fasi della vendemmia? Come si decide il momento giusto per raccogliere le uve? E cosa succede dopo la raccolta?

Quando raccogliere: il momento ideale

La vendemmia inizia con una domanda fondamentale: quando raccogliere l’uva? La scelta del momento giusto dipende principalmente dalla maturazione del frutto stesso, che a sua volta è influenzata da diversi e numerosi fattori, spesso dipendenti dalle condizioni della natura del luogo:

  • Varietà dell’uva: ogni varietà di vite ha il suo periodo ideale di maturazione, ancor più se si tratta di uve “autoctone” che crescono e rendono particolarmente bene nell’ambiente in cui si trovano.
  • Condizioni climatiche: sole, pioggia, temperatura e ventilazione influiscono moltissimo sullo sviluppo dei grappoli. Anche il meteo della stagione in corso influisce sia sulla maturazione delle uve, sia sulla vendemmia stessa (in caso di numerosi giorni di pioggia la vendemmia potrebbe prolungarsi molto, con il rischio di oltrepassare il grado perfetto di maturazione e quindi il momento migliore della raccolta).
  • Condizioni del suolo: il tipo di terreno (nel caso del Lugana si tratta di suolo argilloso, sabbioso e calcareo) può favorire o rallentare la maturazione.

La maturazione dell’uva invece viene valutata dagli agronomi tramite l’osservazione di tre aspetti chiave:

  • Maturazione zuccherina: misurata tramite il contenuto di zucchero (fruttosio) nell’uva, che influisce sul futuro grado alcolico del vino.
  • Maturazione fenolica: riguarda la presenza di tannini e polifenoli, particelle contenute negli acini, fondamentali per il colore e la struttura dei vini, soprattutto rossi.
  • Acidità: un’adeguata acidità assicura freschezza ed equilibrio al vino, soprattutto nei bianchi e in modo particolare nel Lugana DOC.

Per determinare il momento esatto della raccolta, i viticoltori utilizzano strumenti specifici, come il rifrattometro per misurare il grado zuccherino del succo d’uva e l’acidimetro per valutarne invece l’acidità. Una volta che l’uva ha raggiunto l’equilibrio ideale tra questi fattori, solo allora si procede alla raccolta, che nel caso di Ca’ dei Frati è svolta totalmente a mano per poter selezionare solo i migliori grappoli e per poter tornare due volte in vigna per raccogliere nello stesso vigneto uve con gradi di maturazione differenti.

La raccolta manuale: un’arte di qualità

Anche se esistono numerose possibilità e tecniche di raccolta meccanizzata, la raccolta a mano è considerata la migliore per garantire la qualità del futuro vino. Questo metodo permette una selezione accurata dei grappoli, scartando quelli non perfettamente maturi o danneggiati. L’uva inoltre viene raccolta delicatamente per evitare rotture premature degli acini, che potrebbero compromettere la qualità del mosto a causa di fermentazioni che possono partire spontaneamente. Inoltre nel caso di Ca’ dei Frati dopo una prima raccolta, si torna nello stesso vigneto circa 45 giorni dopo, per raccogliere le stesse uve a un grado di maturazione diverso, per donare al vino una maggiore struttura e un migliore equilibrio tra naso e palato.

Dopo la raccolta: cosa succede alle nostre uve

Una volta raccolte, le uve vengono immediatamente trasportate in cantina per la fase successiva: la pressatura. In questa fase, si estrae il dolce succo dagli acini, attraverso una pressatura soffice del frutto, ottenendo così un mosto con il quale poi avviare immediatamente il processo di fermentazione, per trasformarlo in vino.

La pressatura: cos’è e come funziona

La pressatura consiste nello schiacciare gli acini per estrarne il succo, chiamato appunto mosto, che diventerà poi vino attraverso il processo di fermentazione. L’obiettivo è ottenere il mosto senza rompere eccessivamente i semi e le bucce, che potrebbero rilasciare sostanze indesiderate, percepibili di conseguenza nel vino.

Esistono in particolare tre tipologie principali di pressatura, a seconda del tipo di vino che si vuole ottenere:

  • Pressatura per i vini bianchi: per i bianchi come il Lugana DOC, la pressatura avviene quasi subito dopo la raccolta e prima della fermentazione. Si schiaccia delicatamente l’uva per ottenere un mosto limpido e senza contatto prolungato con le bucce, che rilascerebbero colore e tannini (che danno sensazioni astringenti al palato). Questo processo preserva così la freschezza e l’acidità del frutto, rendendoli percepibili poi nel futuro vino.
  • Pressatura per i vini rossi: nel caso dei rossi, la pressatura avviene dopo una fase di macerazione in cui il succo d’uva resta a stretto contatto con le bucce per estrarne il colore, i tannini e gli aromi caratteristici. Solo al termine della macerazione (il periodo è variabile a seconda del vino rosso che si vuole ottenere), il mosto viene separato dalle bucce.
  • Pressatura per i vini rosati: per i rosati, la pressatura segue una macerazione breve, solitamente di poche ore. Questo permette di estrarre solo una leggera quantità di colore dalle bucce (motivo per cui il vino diventa rosa e non rosso), ottenendo il tipico colore rosato e un vino di corpo medio, fresco e delicato.

La vendemmia è un’arte che richiede attenzione e competenza in ogni fase, dalla scelta del momento giusto per la raccolta fino alla pressatura delle uve. Ogni dettaglio, dal metodo di raccolta alla tipologia di pressatura, contribuisce a definire il carattere e la qualità del vino finale. Che si tratti di un vino bianco fresco, un rosso strutturato o un rosato profumato, la cura in questi passaggi garantisce un prodotto di alta qualità, capace di esprimere al meglio il territorio e la passione di chi lo produce.

Se vuoi scoprire come è stata la vendemmia, consulta il nostro “Diario della vendemmia” con numerosi dettagli e curiosità giorno per giorno.

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E’ primavera in vigna

Il 20 marzo è arrivata la primavera e in vigna si vedono fin da subito i primissimi cambiamenti. Già si accarezzano le prime gemme, frutto di lungo lavoro svolto negli anni precedenti (la potatura determina infatti non solo il successivo raccolto, ma anche quelli nell’avvenire), che daranno frutti succosi e maturi tra fine agosto e metà settembre: il contadino qui spera sempre in una natura clemente.

La primavera è simbolo della rinascita: la vite emette il suo flebile pianto di linfa e da qui si avvia un ciclo di generazione e maturazione che ci porterà alla fine direttamente al grappolo con i suoi dolci e turgidi acini. Questo periodo dell’anno è tra i più significativi per la vite, ma anche per tutte le piante in generale, tanto che numerosi scrittori e poeti si sono nel tempo cimentati nella descrizione di questa stagione, in cui l’aria diventa rarefatta, il sole inizia a scaldare e il cielo è di un intenso azzurro.

Tra le poesie che sentiamo più vicine al nostro sentire la primavera, c’è “Marzo” di Cesare Pavese che ha come protagonista proprio il mese stesso e si racconta e si descrive in prima persona:

Io sono Marzo che vengo col vento
col sole e l’acqua e nessuno contento;
vo’ pellegrino in digiuno e preghiera
cercando invano la Primavera.
Di grandi Santi m’adorno e mi glorio:
Tommaso il sette e poi il grande Gregorio;
con Benedetto la rondin tornata
saluta e canta la Santa Annunziata.
Primavera
Sarà un volto chiaro.
S’apriranno le strade
sui colli di pini
e di pietra…
I fiori spruzzati
di colore alle fontane
occhieggeranno come
donne divertite: Le scale
le terrazze le rondini
canteranno nel sole.

La pianta della vite infatti è strettamente legata nel suo ciclo alla luce del sole: durante l’anno infatti, dopo lo sviluppo cimale delle foglie, la pianta viene più volte regolata a seconda di quanta luce si vuole far arrivare al frutto (in alcuni casi il sole è tanto forte da strinare i frutti stretti). Pavese quindi, amante della campagna, è stato un attento osservatore.

 

In particolare le fasi della vite in primavera sono tre: il pianto, il germogliamento e la fioritura. Nella prima fase, la vite riprende la sua attività linfatica e il suo pianto – ovvero una goccia di linfa che fuoriesce dal tralcio potato – ne è testimone. Un fenomeno molto poetico, ma osservabile facilmente con una passeggiata in vigneto tra metà marzo e l’inizio di aprile. Da questo momento è un attimo passare al germogliamento: la vite è nella sua fase vegetativa. La crescita massima delle gemme si osserva però nella fase successiva, la fioritura. A questo punto la vigna muove i primi passi in una nuova fase, quella riproduttiva, tra i mesi di maggio e giugno. Lentamente compaiono i fiori, dai quali si origineranno i frutti: i succosi grappoli da cui si estrae il dolce nettare di Bacco.

Durante tutto questo lungo periodo si trovano numerosi momenti critici: le temperature instabili, possibili gelate, meteo ballerino sono solo alcuni esempi. La vigna tuttavia è una pianta tanto delicata quanto tenace, capace di adattarsi a diversi suoli, anche in carenza idrica, sa arrangiarsi e vivere con quello che ha, dando nella maggior parte dei casi grandi soddisfazioni all’agricoltore che ne osserva e ne cura tutto il ciclo, dal pianto alla potatura dopo la vendemmia.

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