Il 20 marzo è arrivata la primavera e in vigna si vedono fin da subito i primissimi cambiamenti. Già si accarezzano le prime gemme, frutto di lungo lavoro svolto negli anni precedenti (la potatura determina infatti non solo il successivo raccolto, ma anche quelli nell’avvenire), che daranno frutti succosi e maturi tra fine agosto e metà settembre: il contadino qui spera sempre in una natura clemente.
La primavera è simbolo della rinascita: la vite emette il suo flebile pianto di linfa e da qui si avvia un ciclo di generazione e maturazione che ci porterà alla fine direttamente al grappolo con i suoi dolci e turgidi acini. Questo periodo dell’anno è tra i più significativi per la vite, ma anche per tutte le piante in generale, tanto che numerosi scrittori e poeti si sono nel tempo cimentati nella descrizione di questa stagione, in cui l’aria diventa rarefatta, il sole inizia a scaldare e il cielo è di un intenso azzurro.
Tra le poesie che sentiamo più vicine al nostro sentire la primavera, c’è “Marzo” di Cesare Pavese che ha come protagonista proprio il mese stesso e si racconta e si descrive in prima persona:
Io sono Marzo che vengo col vento
col sole e l’acqua e nessuno contento;
vo’ pellegrino in digiuno e preghiera
cercando invano la Primavera.
Di grandi Santi m’adorno e mi glorio:
Tommaso il sette e poi il grande Gregorio;
con Benedetto la rondin tornata
saluta e canta la Santa Annunziata.
Primavera
Sarà un volto chiaro.
S’apriranno le strade
sui colli di pini
e di pietra…
I fiori spruzzati
di colore alle fontane
occhieggeranno come
donne divertite: Le scale
le terrazze le rondini
canteranno nel sole.
La pianta della vite infatti è strettamente legata nel suo ciclo alla luce del sole: durante l’anno infatti, dopo lo sviluppo cimale delle foglie, la pianta viene più volte regolata a seconda di quanta luce si vuole far arrivare al frutto (in alcuni casi il sole è tanto forte da strinare i frutti stretti). Pavese quindi, amante della campagna, è stato un attento osservatore.
In particolare le fasi della vite in primavera sono tre: il pianto, il germogliamento e la fioritura. Nella prima fase, la vite riprende la sua attività linfatica e il suo pianto – ovvero una goccia di linfa che fuoriesce dal tralcio potato – ne è testimone. Un fenomeno molto poetico, ma osservabile facilmente con una passeggiata in vigneto tra metà marzo e l’inizio di aprile. Da questo momento è un attimo passare al germogliamento: la vite è nella sua fase vegetativa. La crescita massima delle gemme si osserva però nella fase successiva, la fioritura. A questo punto la vigna muove i primi passi in una nuova fase, quella riproduttiva, tra i mesi di maggio e giugno. Lentamente compaiono i fiori, dai quali si origineranno i frutti: i succosi grappoli da cui si estrae il dolce nettare di Bacco.
Durante tutto questo lungo periodo si trovano numerosi momenti critici: le temperature instabili, possibili gelate, meteo ballerino sono solo alcuni esempi. La vigna tuttavia è una pianta tanto delicata quanto tenace, capace di adattarsi a diversi suoli, anche in carenza idrica, sa arrangiarsi e vivere con quello che ha, dando nella maggior parte dei casi grandi soddisfazioni all’agricoltore che ne osserva e ne cura tutto il ciclo, dal pianto alla potatura dopo la vendemmia.
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